I giovani hanno paura. Sono insicuri. Lo si sente, oh, se lo si sente!
I mass media li martellano con mille messaggi, con mille modelli falsi di realtà.
Ma quale realtà?
Si trasmettono obiettivi e valori che sono fittizi, che non esistono e non portano a nulla se non al vuoto e alla disperata ricerca dell’aria, delle cose che veramente servono per vivere.
Non tutti le trovano. Non tutti si rendono conto che esistono, che è possibile vivere in modo differente, star bene dentro, essere felici con se stessi e con gli altri.
Si ha paura perché BISOGNA vincere, perché chi perde non è più considerato, non esiste più.
Ma allora chiunque altro è in competizione con me. Chiunque altro mi può mettere fuori gioco, mi può battere. Non mi posso fidare…
E’ così che funziona?
Ma siamo davvero convinti che sia proprio l’unico modo, l’unica chance che abbiamo?
No, non è né l’unica né la migliore. Certamente non è quella che ci rende felici, quella sulla cui base si può fondare una vita, quella per cui vale la pena rischiare di perdere tutto, di aver sbagliato tutto dall’inizio.
Perché si fa fatica, è vero, a cercare la relazione. Si fa fatica a leggersi dentro, a scorrere con gli occhi della pazienza queste rune incise dentro che non si riesce proprio a decifrare. Ci si sfinisce nel limare quello che di noi è storto, sbavato, abbruttito. Forse a volte si preferisce restare come ammassi di ferro rugginoso invasi dalla polvere mai smossa della propria indifferenza, ma questo non rende felici.
La fatica a volte sì, perché quello che si ottiene lo si riesce a riconoscere come frutto del proprio impegno, come qualcosa di desiderato e di cercato a lungo, qualcosa che ha la dimensione della propria interiorità, qualcosa che si sente realmente vero.
Perché allora non cercare di crescere nell’ascolto di sé, nella capacità di vedere che gli avvenimenti hanno in noi risonanza, ci interpellano perché vivi e presenti alla realtà che ci circonda? Perché non riconoscere che se si riesce a non fuggire da quello che ci vive dentro, ma se ne prende coscienza e lo si condivide, allora non solo noi riusciamo ad essere più sereni e sicuri, ma anche la vita degli altri migliora?
Si vorrebbe fidarsi solo di chi si fida di noi, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare! Il rischio è di quelli che bisogna correre perché il vantaggio che ne deriva è molto, molto più grande. Non avrei neppure paura di non riuscire.
Se non importa vincere a tutti i costi ma imparare ad arrivare alla propria meta come persone migliori, allora posso accettare anche di non riuscirci e continuare a tentare, a sbagliare e a riprovare finché non ci arriverò.
E quando ci arriverò, non ci arriverò da solo!
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